Enogastronomia

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Il Canavese è un angolo incantato di natura inviolata e selvaggia, ricco di storia e di suggestioni: attraverso affascinanti itinerari si possono scoprire i numerosi laghi morenici, le verdi vallate e l’area del vigneto certificato, immersi in un’atmosfera pregna di profumi e di colori.

Le Strade del Vino in Canavese coprono gran parte del territorio e possono essere percorse in automobile, ma anche in bicicletta o in moto. L’autunno è il periodo di vendemmia delle uve, pertanto rappresenta uno dei momenti più suggestivi per trascorrere qualche giorno in questi luoghi. Tuttavia anche l’inverno offre paesaggi emozionanti e la possibilità di soste presso cantine e ristoranti; la gastronomia canavesana affonda le proprie radici nelle consuetudini dell’agricoltura e dell’allevamento, con forti legami alle tradizioni contadine.

Rinomate sono le produzioni delle Cantine Erbaluce di Caluso e Carema.

Attenzione particolare va dedicata anche alla gastronomia locale, nel Canavese, con i suoi piatti tipici a base di funghi, tartufi, castagne e formaggi, senza dimenticare una grande varietà di dolci. Tipica del territorio piemontese è la merenda sinoira, un pasto pomeridiano che, per l’abbondanza,
tende a sostituire la cena (per questo “sinoira”).

Molto famosa è anche la particolare varietà di mais presente nella zona da cui si ricava la farina da polenta: Il Pignoletto Rosso.

Per ultimo una tipicità unica della città di Ivrea: la Torta 900 prodotta dalla storica pasticceria Balla. Una torta creata alla fine del XIX secolo, da qui il suo nome, dal celeberrimo pasticcere di Ivrea Ottavio Bertinotti, fondatore dello stesso negozio. Consapevole della squisitezza del prodotto, “l’inventore” della torta decise di tutelare la sua “creazione” con un marchio brevettato. La storia racconta che la ricetta della “Torta 900” rimase sempre segreta, e tutt’oggi lo sia. Bertinotti ne era talmente geloso che pare allontanasse chiunque durante la preparazione della farcitura, per non rilevare a nessuno il suo “dolce segreto”. Tale segreto è stato mantenuto anche dalla famiglia di Umberto Balla che, nel 1972, dopo circa settantaanni dalla sua creazione, rilevò il laboratorio e il brevetto.

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